LEGISLAZIONE EUROPEA IN MERITO ALLA TUTELA DELL’ARIA

legislazione europea

Legislazione europea: che cosa è stato stabilito?

Nonostante spesso si abbia l’impressione che le normative altro non siano che lettere buttate all’aria, è necessario rendersi conto che queste non solo sono presenti, ma che la legislazione ha agito con l’intento di tutelare la salute pubblica. Ma che cosa viene regolamentato e in che modo? Cerchiamo di capirlo nei paragrafi seguenti.

Che cosa si deve legiferare?

Quello che viene stabilito attraverso la legislazione sono le emissioni dei gas di scarico di automobili, stabilimenti produttivi, impianti di riscaldamento.

“Ciò che è detto se ne vola via, ciò che è scritto rimane.” (Terenzio)

emissione gas serra

Da dove nasce l'esigenza di una legislazione in materia?

L’inquinamento atmosferico differisce a seconda dei luoghi. Diverse sostanze inquinanti vengono rilasciate nell’atmosfera da un’ampia gamma di fonti. Una volta nell’atmosfera si possono trasformare in nuove sostanze nocive e diffondersi nel mondo.

Progettare e attuare politiche che affrontino tale complessità non è un compito facile. Per questo motivo prima di regolamentare la materia la legislazione Europea è innanzitutto partendo dall’analisi dell’aria e dai dati relativi all’impatto sulla salute umana e sull’ambiente.

Prima di normare i comportamenti delle parti coinvolte ha tenuto comunque conto delle necessità di fatto delle stesse, detto ciò ha iniziato a valutare i pericoli cercando di porvi rimedio.

Rischi e cause prese in considerazione.

Come accennato nello scorso articolo l’inquinamento atmosferico può provocare non solo malattie cardiovascolari e respiratorie, ma anche il cancro, e costituisce la principale causa di morte prematura nell’UE legata all’ambiente.

Alcune sostanze, come arsenico, cadmio, nichel e idrocarburi policiclici aromatici, sono agenti cancerogeni genotossici per l’uomo e non esiste una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportino dei rischi.

L’inquinamento atmosferico ha inoltre effetti negativi sulla qualità dell’acqua e del suolo, oltre a danneggiare gli ecosistemi per mezzo dell’eutrofizzazione (eccessivo inquinamento da azoto) e delle piogge acide.

Benché le fonti di tale tipologia di inquinamento siano diverse, esso è causato principalmente dal settore industriale, dei trasporti, della produzione energetica e da quello agricolo. Sebbene negli ultimi decenni l’inquinamento atmosferico in Europa sia diminuito in termini generali, l’obiettivo dell’Unione nel lungo termine, vale a dire «livelli di qualità dell’aria che non comportino impatti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente», è tuttora a rischio. Gli agenti inquinanti più problematici oggi sono le particelle fini, il biossido di azoto e l’ozono troposferico.

Purtroppo nonostante si sia cercato e si stia cercando con la legislazione di porre freno a questo grave problema le norme in materia di qualità dell’aria vengono spesso violate, soprattutto nelle aree urbane (“punti critici” dell’inquinamento atmosferico) dove vive la maggior parte degli europei.
danni climatici da inquinamento atmosferico

La legislazione europea quindi cosa si propone?

L’UE dispone di tre diversi meccanismi giuridici per contrastare l’inquinamento atmosferico:

  • la definizione di norme generali di qualità dell’aria per quel che riguarda la concentrazione degli inquinanti atmosferici nell’ambiente;
  • l’imposizione di limiti nazionali per le emissioni complessive di agenti inquinanti;
  • l’elaborazione di una legislazione specifica in base alla fonte che produce l’emissione.
Integrano la normativa strategie e misure volte a promuovere la tutela dell’ambiente e l’integrazione in altri settori di pratiche basate sui capisaldi sopra citati.

Normative sulla qualità dell'aria.

La legislazione a partire dal 2005 ha iniziato a progettare la riduzione delle emissioni nocive per fronteggiare lo smog.

L’intento iniziale era quello di ridurre le particelle fini del 75 % e l’ozono troposferico del 60 %. Per poi cercare di ridimensionare con una sensibile riduzione (55 % entro il 2020) l’acidificazione e l’eutrofizzazione.

Per perseguire tali propositi è entrata in vigore, nel giugno 2008, una revisione della direttiva relativa alla qualità dell’aria ambiente, la quale incorpora gran parte della legislazione vigente in materia. Ad oggi quindi soltanto la quarta «direttiva derivata» dalla precedente direttiva quadro sulla qualità dell’aria è attualmente ancora in vigore. Essa fissa valori obiettivo (meno rigidi di quelli limite) per arsenico, cadmio, mercurio, nichel e idrocarburi policiclici aromatici.

La direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente si prefiggeva l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico a livelli tali da limitare al minimo gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente. A tale fine ha istituito misure volte a definire e stabilire obiettivi di qualità dell’aria ambiente (ossia limiti che non devono essere superati in alcun luogo dell’UE) in relazione ai principali inquinanti atmosferici (anidride solforosa, biossido di azoto, ossidi di azoto, particolato (fine), piombo, benzene, monossido di carbonio e ozono).

La responsabilità viene in seguito affidata agli Stati membri che sono tenuti a definire zone a rischio, gestirne la qualità dell’aria , monitorare le tendenze a lungo termine e garantire che le informazioni raccolte siano messe a disposizione del pubblico, adottare provvedimenti ove si renda necessario.

Alla fine del 2013 la Commissione europea ha lanciato il programma Aria pulita per l’Europa prefiggendosi due obiettivi principali: il rispetto della normativa vigente entro il 2020 e la fissazione di nuovi obiettivi fino al 2030. Sono stati fissati limiti nazionali di emissione più rigorosi per i cinque inquinanti principali (biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e particolato fine) rispetto ai livelli del 2005. La direttiva assorbe inoltre gli impegni di riduzione delle emissioni per il 2020 assunti dall’UE e dai suoi Stati membri alla Convenzione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (protocollo di Göteborg).

Nell’ambito del programma è stata altresì adottata una nuova direttiva intesa a ridurre l’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti di combustione di medie dimensioni, come ad esempio quello relativo alla produzione di energia elettrica o per il riscaldamento domestico.
mezzi di trasporto traffico metropoli inquinamento

I limiti imposti dalla legislazione per i trasporti.

Numerose direttive sono state adottate per limitare l’inquinamento causato dal settore dei trasporti.

La legislazione attuale stabilisce norme di emissione Euro 5 ed Euro 6 per le autovetture e i furgoni leggeri e fissano limiti di emissione per una serie di inquinanti atmosferici, in particolare gli ossidi di azoto e il particolato.

Gli Stati membri sono tenuti a negare l’omologazione, l’immatricolazione, la vendita e l’introduzione di veicoli che non rispettano i limiti in questione.

Vi sono norme in materia di conformità in servizio , durata dei dispositivi di controllo dell’inquinamento, sistemi diagnostici di bordo (OBD), misurazione del consumo di carburante e accessibilità delle informazioni per la riparazione e la manutenzione del veicolo per gli operatori indipendenti. Norme analoghe sono in vigore per i veicoli pesanti come gli autobus e i camion.

Nell’ottica di ridurre l‘inquinamento atmosferico causato dalle navi,  l’UE ha stabilito una serie di limiti per il tenore di zolfo dei combustibili utilizzati dalle navi operanti nei mari europei. Il limite generale di zolfo verrà ridotto dal 3,5 % allo 0,5 % entro il 2020. In talune zone di controllo delle emissioni di zolfo (SECA), quali il Mar Baltico, il Canale della Manica e il Mare del Nord, si applica dal 2015 la norma ancora più rigorosa dello 0,1 %.

Ulteriori livelli di prestazione in materia di emissioni sono stati fissati per le macchine mobili non stradali, ad esempio scavatrici, bulldozer e troncatrici a catena, per i trattori agricoli e forestali e per le imbarcazioni da diporto, quali le imbarcazioni sportive.

E le attività produttive?

Per quel che riguarda le emissioni industriali la legislazione disciplina le attività produttive altamente inquinanti che sono responsabili di una parte cospicua dell’inquinamento in Europa.

Consolida e incorpora le direttive in materia d’incenerimento dei rifiuti, composti organici volatili, grandi impianti di combustione, prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.

La direttiva stabilisce gli obblighi che tutti gli impianti industriali devono rispettare, contiene un elenco di misure per la prevenzione dell’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo e funge da base per il rilascio di licenze o autorizzazioni agli impianti industriali.

Tiene conto delle prestazioni ambientali complessive di un impianto, tra cui l’utilizzo di materie prime o l’efficienza energetica.

La legislazione ha cambiato qualcosa?

Mettiamola così: ce l’ha messa tutta. La legislazione europea ha cercato di correre ai ripari con normative, direttive e quanto altro ma non è ancora sufficiente.

Malgrado la considerevole diminubrzione del numero di persone esposte all’inquinamento atmosferico dal 2008, questo tipo di inquinamento continua ad essere la principale causa ambientale dei problemi di salute nell’UE. Ancora oggi, secondo le stime, provoca oltre 400 000 decessi prematuri all’anno.

In particolar modo particolarmente fra le persone che vivono nelle aree urbane, e continua a distruggere gli ecosistemi creando danni e morti indirette.

Allora chiediamoci: che cosa manca ancora? La legislazione c’è, l’informazione oggigiorno anche e di certo non manca l’innovazione. Quello che manca è la consapevolezza: che cosa stiamo aspettando ancora? Forse è arrivato il momento di chiederselo.  

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Questo articolo è stato postato il 25 05 2020 alle 21:01e si trova nella categoria Ambiente.

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